Sītā
Sita era la consorte di Rama, un avatar di Vishnu, a sua volta considerata avatar di Lakshmi. E’ considerata come la vera essenza della femminilità indiana: un esempio elevato di virtù. La storia di Sita è una storia di devozione, dedizione, sacrificio e coraggio. Era la figlia di Bhoomi Devi (la Madre Terra). Letteralmente il suo nome significa solco perchè fu trovata dal suo padre adottivo, Janaka, mentre stava arando il terreno come parte di un sacrificio rituale. Ma Sita era anche una divinità vedica menzionata nei Rig Veda dove viene rappresentata come la dea Terrra che benedisce donando terre fertili e ricche di frutti. Insomma, una divinità legata alla fertilità.
Adottata da Janaka (noto anche come Videha), re di Mithila e da sua moglie, Sunayana, trascorse tutta la sua infanzia e giovinezza nel palazzo reale. Quando fu in età da marito si innamorò di Rama, il principe di Ayodhya e alla fine si sposò con lui a seguito di un complicato torneo. Il padre, infatti, aveva indetto un torneo per la mano della figlia e aveva invitato partecipanti da tutta l’India. Secondo le regole del torneo, un enorme arco di Shiva sarebbe stato posto al centro della tenda nuziale e la persona che fosse stato in grado di utilizzarlo avrebbe sposato Sita.
Sita si era però già innamorata di Rama e pregò fortemente che fosse in grado di vincere il torneo e sposarla. Il potente Ravana, il demone re dei Lanka, si era anch’egli innamorato a prima vista di Sita e del tutto confidente nelle sue capacità e forze era sicuro che avrebbe vinto l’ambito premio. Ma nonostante tutti i suoi sforzi non ci riuscì. Rama, invece, dopo aver pregato Shiva riuscì a superare la prova. Una gioiosa Sita gli mise la ghirlanda del vincitore, Varamala, intorno al collo e successivamente si sposarono. Subito dopo il matrimonio, la matrigna di Rama lo condannò ad un esilio di 14 anni e Sita decise di non abbandonarlo. Rimasero quindi in esilio con anche il fratello di Rama, Lakshmana, nella foresta Dandaka e successivamente a Panchavati. Nonostante fosse difficile la vita nei boschi Sita era contenta di rimanere sempre accanto al marito. Nel frattempo Ravana decise di rapire Sita e portarla con sè. Egli chiese allo zio, Mareecha, di aiutarlo e questi si trasformò un cervo dorato e si presentò davanti alla capanna di Rama.
Affascinata dall’animale e volendolo per sè, Sita chiese a Rama di catturarlo. All’inizio Rama l’avvertì di stare lontana dal cervo, ma visto che lei insisteva andò nel bosco per catturarlo. Mareecha imitò la voce di Rama chiedendo aiuto a Lakshmana per catturare il cervo e quindi pur non volendo lasciare sola Sita andò in aiuto del fratello. Tracciando una linea sul terreno con il suo arco, egli chiese a Sita di non oltrepassarla e di rimanere al sicuro in casa. Ravana si travestì da Brahmino mendicante e chiese aiuto a Sita e le disse che avrebbe potuto accettare tale aiuto solo se lei avesse oltrepassato la linea. Quando la principessa si avvicinò abbastanza egli l’afferrò e la rapì portandola nel suo regno.
Jayatu, il re avvoltoio, cercò di fermare Ravana che gli tagliò le ali facendolo cadere a terra. Quando Rama trovò Jayatu morente apprese del destino della moglie e furioso giurò che l'avrebbe ripresa a qualsiasi costo. Sita rimase imprigionata per un anno rimanendo fedele al marito. Nel frattempo Rama mandò l’amico Hanuman a cercarla ed ad assicurarla che l’avrebbero riportata presto indietro. Sita diede ad Hanuman il suo Chudamani (un gioiello) e gli chiese di darlo al marito. Hanuman fu catturato ma riuscì intelligentemente a liberarsi e bruciò buona parte della terra di Lanka prima di tornare dal suo signore.
Con l’aiuto di Hanuman e del suo esercito di scimmie Rama costruì un ponte per raggiungere Lanka, dove combattè contro Ravana uscendone vincitore e riportando Sita ad Ayodhya. Mentre Sita nel suo legame con Rama rappresenta l’amore coniugale, Ravana è kama, la lussuria. L’amore è la naturale inclinazione dell’anima che vuole dare piacere al Divino, ma quando l’affetto naturale è male indirizzato, si trasforma in lussuria. Ogni volta che si colpisce una delle dieci teste di Ravana gliene cresce subito un’altra al suo posto (simbolo dei desideri egoistici che magari pensiamo di avere vinto, e che subito si ripresentano).
Rama era, però, preoccupato dell’opinione pubblica considerato che la moglie era rimasta nella casa di un altro uomo per tanto tempo. Egli decise di fare una prova del fuoco Agnipariksha per provare la sua innocenza al resto del mondo. Sita affrontò la prova ed attraversò il fuoco uscendo illesa e dimostrando la propria virtù. Tornato ad Ayodhya e incoronato re, Rama sebbene fosse devoto alla moglie e non avesse mai guardato altra donna, presto vide che molti ad Ayodhya non accettavano la moglie rimasta così tanto tempo con Ravana e per mantenere la propria dignità di re, allontanò Sita che ai tempi era però incinta. Rama decise comunque di mandarla in esilio e la fece condurre dal fratello nell’eremo del saggio Valmiki. Sita, che non riusciva a capire i piani di Rama, fu sconvolta di essere allontata. Diede, poi, alla luce due gemelli, Lava e Kusha che da sola crebbe come giovani uomini intelligenti, saggi e valorosi.
Alcuni anni dopo, Rama incontrò per caso Lava e Kusha nella foresta dove avevano catturato un cavallo liberato durante il suo Ashwamedha Yagna (atto sacrificale). Quando chiese loro chi fosse il loro padre essi raccontarono la storia di Rama. Rama chiese a Sita di tornare nella sua vita, ma lei consegnatogli i due gemelli decise di tornare dalla madre, Bhoomi Devi. Essendo, infatti, profondamente ferita ed umiliata da Rama non voleva tornare a vivere con lui e chiede alla madre di accettarla. Istantaneamente la terra si aprì e comparve Bhoomi Devi che prendendo la mano della figlia la portò in un luogo molto migliore e Sita si separò per sempre dal marito.
Sita è spesso rappresentata erroneamente come "abala naari" una donna indifesa sempre mite e sottomessa. In verità rappresenta perfettamente la moderna donna indiana, intelligente e caparbia. Quando Hanuman trova Sita a Lanka e le offre di riportarla da Rama salendo sulla sua schiena, lei rifiuta perché non vuole scappare come una ladra ed era giusto che Rama affrontasse Ravana come un guerriero riportandola personalmente ad Ayodhya. Sita mostra una grandissima forza mentale e di carattere anche nelle circostanze più difficili da affrontare: sebbene non abbia avuto una vita felice non si comporta mai da vittima. Quando suo marito affronta tempi difficili gli rimane vicina e sacrifica i lussi del palazzo natale per seguire il marito in esilio. Mentre è prigioniera di Ravana, mostra una straordinaria rettitudine morale non lasciandosi mai avvicinare dal suo rapitore. Sita è anche consapevole della propria forza e questo le permette di affrontare la prova del fuoco confidando nella sua forza morale e di uscirne vincitrice. Dimostra la propria forza anche nel crescere i suoi figli completamente sola, non lasciando mai che i due sentissero la mancanza del padre e facendoli diventare saggi e valorosi. Infine rivela il proprio spirito libero quando decide di separarsi per sempre da suo marito lasciandogli i figli a testa alta e mantenendo tutta la sua dignità.