Differenze tra le versioni di "Yoga Integrale di Sri Aurobindo"

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Non c’è nulla di meglio che usare le parole di Sri Aurobindo per spiegare che cos’è il suo Yoga. Quanto segue compare nel libro “La Madre” composto da una serie di lettere scritte nel 1927, poi pubblicate nel 1928, nelle quali Sri Aurobindo condensa i punti fondamentali del suo Purna Yoga, lo Yoga Integrale e soprattutto, il ruolo della Madre in questo suo yoga.

“Solo due poteri possono, mediante la loro congiunzione, compiere la grande e difficile opera scopo del nostro sforzo: un’aspirazione costante, ineluttabile che chiama dal basso ed una Grazia suprema che risponde dall’alto. Ma la Grazia suprema potrà agire solamente nella Luce e nella Verità; non potrà farlo nelle condizioni imposte dalla Menzogna e dall’Ignoranza. Se dovesse sottomettersi a queste esigenze, incorrerebbe nel fallimento dei suoi stessi piani.

Ecco le condizioni di Luce e di Verità, le sole accettabili dalla più alta Forza per la propria discesa; ed è soltanto la più alta Forza supermentale discendente all'alto e aprentesi il passaggio dal basso, che può dirigere vittoriosamente la Natura fisica ed annichilire le sue difficoltà. Occorre un dono di sé totale e sincero, un’apertura di sé rivolta esclusivamente verso il Potere divino, un’ammissione costante ed integrale della Verità che discende, un costante ed integrale rifiuto della menzogna, dei Poteri e delle Apparenze della mente, del vitale e del fisico che governano ancora la Natura terrestre.

Il dono di sé deve essere totale ed estendersi a tutte le parti dell’essere. Non basta che l’essere psichico risponda, che la mente superiore accetti, che il vitale interiore si sottometta e che la coscienza fisica interiore senta l’influsso. Nulla deve esservi, in alcuna parte dell’essere, neppure nella più esteriore, che si riservi o si nasconda dietro i dubbi, la confusione, i sotterfugi, nulla che si ribelli o si rifiuti. Che una parte dell’essere si sottometta, ma che un’altra si riservi e segua il proprio cammino o ponga le proprie condizioni, allora, ogni volta che ciò si produce, la Grazia divina viene respinta.

Se dietro alla vostra devozione e sottomissione, i desideri, le esigenze egoistiche e le insistenze vitali rimangono intatte, sostituendosi alla vera aspirazione o che li mescoliate ad essa tentando di imporli alla Shakti Divina, invano invocherete la Grazia divina per trasformarvi. Se aprite alla Verità una parte del vostro essere, e dal lato opposto lasciate aperte le porte alle forze ostili, è futile sperare che la Grazia divina dimori in voi. Dovete mantenere il tempio pulito se desiderate che la Presenza vivente vi si stabilisca. Se, ogni volta che il Potere interviene e fa discendere la Verità, volgete le spalle e richiamate la menzogna che è stata espulsa, non dovete biasimare la Grazia divina di farvi difetto, ma la falsità della vostra volontà e l’imperfezione della vostra sottomissione. Se volete la Verità e, nello stesso tempo, qualche cosa in voi sceglie la falsità, l’ignoranza e il non divino, o anche, semplicemente, non sia disposta a rifiutare totalmente questi falsi movimenti, allora sarete sempre esposti agli attacchi ostili e la Grazia si ritirerà da voi. Dovete scoprire dapprima ciò che in voi è falso ed oscuro e respingerlo con persistenza, allora, solamente allora avrete il diritto di fare appello al Potere divino affinché vi trasformi.

Non pensate che la verità e la menzogna, la luce e l’ombra, la sottomissione e l’egoismo possano essere ammessi a dimorare insieme nella casa consacrata al Divino. La trasformazione deve essere integrale, e integrale il rifiuto di tutto ciò che vi si oppone. Respingete la falsa nozione che il Potere divino farà, che è obbligato a fare, tutto, per voi su vostra richiesta, anche quando le condizioni poste dal Supremo non vengano soddisfatte. Che la vostra sottomissione sia vera e completa; allora, e solamente allora tutto sarà fatto per voi. Respingete anche l’attesa falsa ed indolente che il Potere divino compia la sottomissione per voi. Il Supremo richiede la vostra sottomissione, ma non la impone; sino a quando non giunga la trasformazione irrevocabile, siete libero ad ogni momento di negare e di respingere il Divino e di ricredervi sul dono di voi stessi, se siete disposti a subirne le conseguenze spirituali. La sottomissione deve essere libera e spontanea; deve essere la sottomissione di un essere vivente, e non quella di un automa inerte o di un utensile meccanico.

Si confonde continuamente un’inerte passività con la vera sottomissione, ma da una passività inerte non può risultare nulla di vero né di possente. È la passività inerte della natura fisica che la lascia in balia di tutte le influenze oscure ed anti-divine. Affinché la Forza Divina possa operare è indispensabile una sottomissione felice, forte e utile, l’obbedienza del discepolo illuminato dalla Verità, del Guerriero interiore che combatte contro l’oscurità e la menzogna, del fedele servitore del Divino. Tale è la vera attitudine, e solamente coloro che possono assumerla e conservarla, sapranno mantenere una fede che le delusioni e le difficoltà non scuoteranno e supereranno la prova verso la vittoria suprema e la grande trasformazione.”

-- Sri Aurobindo

Contributo pubblicato con il benestare del Centro Sri Aurobindo e Mère