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Fino alla sua morte alla veneranda età di 91 anni, grazie ai suoi insegnamenti (lei ha sempre prediletto il rapporto diretto con l’allievo alle classi di yoga formate da più persone) ha trasformato corpi e vite con il suo innovativo approccio allo yoga basato sull’allineamento della colonna vertebrale, fondamentale per ascoltare il proprio corpo. | Fino alla sua morte alla veneranda età di 91 anni, grazie ai suoi insegnamenti (lei ha sempre prediletto il rapporto diretto con l’allievo alle classi di yoga formate da più persone) ha trasformato corpi e vite con il suo innovativo approccio allo yoga basato sull’allineamento della colonna vertebrale, fondamentale per ascoltare il proprio corpo. |
Versione attuale delle 13:01, 15 dic 2021
Questa è la storia di una donna particolare e straordinaria nonchè di una grande maestra di Yoga, Vanda Scaravelli.
Fino alla sua morte alla veneranda età di 91 anni, grazie ai suoi insegnamenti (lei ha sempre prediletto il rapporto diretto con l’allievo alle classi di yoga formate da più persone) ha trasformato corpi e vite con il suo innovativo approccio allo yoga basato sull’allineamento della colonna vertebrale, fondamentale per ascoltare il proprio corpo.
Vanda Scaravelli pone il concetto di aimsha (non violenza) al centro della propria pratica intendendo la non violenza prima di tutto nei confronti di sè stessi e del proprio corpo. Ecco infatti la sue parole: “Se saremo gentili con il nostro corpo, esso reagirà in modi incredibili”.
La sua è una storia straordinaria, Vanda nasce e cresce in una famiglia di artisti e intellettuali. Il padre, Alberto Passigli, è musicista e fondatore del Maggio Musicale Fiorentino, la madre, Clara Corsi, ottima pianista, è una delle prime donne a laurearsi in Italia.
La villa di famiglia, “Il Leccio”, è frequentata abitualmente da musicisti di fama internazionale come Pablo Casals, Andres Segovia e Arturo Toscanini, e da pensatori illustri quali Arthur Shnabel e Bronislaw Huberman. Vanda stessa seguendo le orme dei propri genitori, all’inizio della sua vita, si dedica alla musica diplomandosi al Conservatorio di musica di Firenze e studiando composizione a Parigi. Si afferma come pianista mantenendo costante nel tempo il proprio impegno in ambito musicale. Questo suo impegno nella musica è importante in quanto può essere considerata arte «parente» dello yoga sotto molti aspetti, basti pensare all’importanza dell’ascolto, della disciplina, della sensibilità.
Il 1929 rappresenta un anno di svolta: Vanda si reca con la famiglia a Ommen, in Olanda, al raduno indetto dai teosofi e qui fa un incontro che le cambierà la vita ossia quello con Jiddu Krishnamurti (famoso filosofo indiano che dopo un inizio all’interno della teosofia prese le distanze dalla stessa e da qualsiasi altra religione sostenendo: “la rivoluzione interiore va fatta da sé per sé, nessun maestro o guru può insegnarti come fare“).
In quell’occasione, Krishnamurti pronuncia un suo celebre discorso: “Io sostengo che la verità è una terra senza sentieri e non la si può avvicinare da nessun tipo di percorso, religione o setta” e decide di sciogliere l’Ordine della Stella che i teosofi avevano costituito in suo onore nel 1911.
Da quel momento tra Vanda e Krishnamurti nasce una bella e duratura amicizia e il filosofo indiano visiterà regolarmente la sua famiglia, che lo ospita per lunghi soggiorni estivi presso lo Chalet Tannegg di Gstaad, in Svizzera. Proprio grazie a questo rapporto Vanda si avvicinerà allo Yoga.
Nel 1940 Vanda sposa Luigi Scaravelli, docente di filosofia presso le Università di Roma e Pisa, da cui avrà due figli. Il marito, filosofo e tra i massimi esperti del pensiero di Kant, muore suicida nel maggio del 1957.
È in questo periodo per Vanda molto difficile, vista la tragica perdita, che attraverso il musicista Yehudi Menuhin, conosce il grande maestro yoga B.K.S. Iyengar che a quei tempi non è quasi per nulla conosciuto in occidente. Infatti proprio presso la residenza svizzera degli amici toscani tutte le mattine dalle sette alle otto il maestro indiano dà lezioni di yoga a Krishnamurti e poi si ferma per insegnare anche a Vanda.
Quando inizia a praticare Yoga, quindi, quella che poi diventerà una grande maestra, aveva quasi 50 anni e lo Yoga, a cui si affida senza aspettative e senza pregiudizi, diventa per lei una vera fonte di aiuto e sostegno (ricordiamo il brutto momento che stava attraversando vista la morte del marito).
Dice lei stessa durante un’intervista allo Yoga Journal (edizione americana): “Non sapevo che mi avrebbe aiutato perchè io lo praticavo come il tennis o un qualsiasi altro gioco: per me era divertente. Ma agì molto più profondamente di quello che potevo capire in quel momento. Una nuova vita entrò nel mio corpo. In natura i fiori bocciano in primavera e nuovamente in autunno. Sentii questo”. Queste parole a parer mio sono particolarmente importanti per chi inizia a fare Yoga magari vivendolo come uno sport od un modo per rilassarsi e poi vede aprirsi un mondo e sentire dentro sé stessi un reale cambiamento (quindi non va mai scoraggiato chi si avvicina allo Yoga per motivi poco spirituali… visto che è successo anche ad uno spirito elevato come quello di Vanda).
Ma Iyengar non è il solo grande maestro che concorre alla formazione della nostra yogini, infatti, in seguito, sempre in Svizzera, affina lo studio del respiro (Iyengar aveva molto lavorato con ottimi risultati sul corpo) con Desikachar, il figlio di Krishnamacharya, invitato anch’egli da Krishnamurti. Anche con Desikachar rimane legata da una lunga e sincera amicizia e il maestro indiano quando passa da Firenze, non manca mai di andarla a trovare e cantare per lei.
E’ però quando smette di andare a lezione e diventa maestra e allieva di se stessa che lo Yoga le si rivela in tutta la sua bellezza. Proprio aiutando Krishnamurti che fatica nelle asana che scopre che seguendo l’onda del respiro il corpo diventa molto morbido ed elastico. Il segreto dello Yoga è così semplice da diventare misterioso: è il non fare ossia meno si fa più le cose arrivano, serve lavorare “con” e non “contro”. Bisogna rimanere nell’onda del respiro, con gioia e cuore aperto, senza diventare schiavi delle idee.
Un altro elemento fondamentale consiste nel profondo radicamento alla terra tale che la forza di gravità diventi la base di appoggio per stendere la parte superiore del corpo (senza radici non si può volare).
Respiro, gravità e colonna vertebrale sono i punti cardine della sua pratica e del suo insegnamento.
Lasciamo alle parole della maestra ora il ruolo di darci alcuni preziosi insegnamenti per la nostra pratica:
“È molto importante essere riposati quando facciamo le posizioni, essere sempre rilassati. Sempre in atteggiamento di ricevere, non di spingere. Il corpo incontra il corpo. Non siamo contro, ma con il corpo, ecco la cosa bella. Il risultato si sente molto dentro: dà un senso di benessere. Perché si fanno le posizioni? Non per raggiungere uno scopo. Non devi mai avere in mente ciò che vuoi fare, ma ciò che il corpo può accettare”.
“Attenzione non è concentrazione. Attenzione è interesse. Quando qualcosa ci interessa, è allora che diventiamo attenti. E quando diventiamo attenti, scopriamo tantissime nuove cose” (l’attenzione al corpo ed al respiro ci permettono di capire e scoprire molte cose di noi stessi e del mondo).
“Esiste un modo per eseguire le posizioni Yoga (asana) senza il minimo sforzo. Il movimento è la canzone del corpo. Sì, il corpo ha una sua canzone da cui il movimento della danza nasce spontaneamente… Quando le parti inferiori del nostro corpo (fianchi, gambe, ginocchia e piedi) accettano la forza di gravità, permettono alle nostre parti superiori (testa, collo, braccia, spalle e tronco) di liberarsi dando origine a quella leggerezza di cui la danza è espressione ideale. La canzone del corpo, se ascoltiamo con attenzione, è bellezza, potremmo dire che è anche parte della natura. Cantiamo quando siamo felici e il corpo canta con noi come un’onda nel mare”.
Per capire l’approccio della maestra è sicuramente fondamentale leggere e fare proprio l’unico libro che la stessa ha scritto (il titolo inglese “Awakening the Spine”, tradotto poi in italiano come “Tra terra e cielo” perdendo nella traduzione la centralità della colonna vertebrale) che si caratterizza per uno stile essenziale e poetico, semplice e raffinato.
Ma lasciamo sempre alle parole della maestra la spiegazione delle finalità del libro (che consiglio a tutti sia a chi pratica da anni sia a chi si sta avvicinando da poco allo Yoga): “proveremo in questo libro a incoraggiare un atteggiamento serio verso il nostro corpo, che abbiamo trascurato per troppo tempo. Questo atteggiamento è rivolto sia al corpo che alla mente. […] Dobbiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo, assecondarlo piuttosto che contrastarlo, evitando gli sforzi e concentrandoci su quel delicato punto dietro la schiena (dove la colonna si muove nelle opposte direzioni). Resteremo molto sorpresi nello scoprire che, se saremo gentili con il nostro corpo, lui reagirà in modi incredibili”.